Per me, Raffaella, che sono affascinata soprattutto dall’aspetto antropologico dei viaggi, i festival buddhisti hanno rappresentato da sempre un sogno nel cassetto. Ero affascinata dalle musiche ripetitive e ipnotiche, dalle danze incantatrici, dai costumi colorati e dalle maschere enigmatiche. Queste ultime in particolare mi hanno sempre attratto, tanto da averne una collezione che si arricchisce ad ogni viaggio e che popola quella che Stefano chiama “la parete degli orrori”!

Quando abbiamo cominciato a documentarci sui festival buddhisti in Ladakh, abbiamo scoperto che molti si svolgono tra luglio e agosto: perfetto per noi che siamo costretti a fare i viaggi più lunghi in estate a causa del mio lavoro. Naturalmente ogni anno le date variano perché seguono il calendario tibetano, quindi è necessario controllarle sul web (ad esempio in questo sito).

I festival generalmente durano due giorni e soltanto nel secondo giorno i monaci indossano gli abiti e le maschere rituali. Le danze mistiche, chiamate cham, si svolgono nei cortili dei gompa, i monasteri buddhisti tibetani di osservanza Mahayana. I movimenti rituali dei danzatori sono accompagnati dai canti e dai suoni dell’orchestra monastica con dungchen, i tipici corni tibetani, rolmi (cembali) e nga, cioè i tamburi a manico.

Orchestra buddhista

La persona più importante della cerimonia è il Lama Rimpoche, reincarnazione del fondatore del gompa. Egli sta seduto, di solito sotto un portico, su un trono sopraelevato in quanto deve stare sempre un po’ più in alto degli altri. Accanto a lui siedono gli altri lama anziani in un preciso ordine gerarchico.

In molti monasteri viene esposto un grande tangka, cioè un dipinto su tela che solitamente raffigura il fondatore circondato da varie divinità.

Tangka

 

Le  colorate maschere buddhiste

Esistono fondamentalmente tre tipi di maschere che animano i festival buddhisti in Ladakh.

Ci sono delle maschere che si ritrovano in tutti i monasteri e che rappresentano dei e demoni, come ad esempio i Durdag, i signori dei cimiteri. Con la loro maschera a forma di teschio e l’abito che rappresenta lo scheletro, simboleggiano l’evoluzione della mente verso la pura consapevolezza.

Durdag

Molte maschere hanno cinque piccoli teschi sulla sommità. Essi rappresentano aspetti negativi che vengono trasformati in virtù: l’ignoranza in saggezza, la gelosia in realizzazione, l’orgoglio in condivisione, l’attaccamento in apprezzamento e la rabbia in comprensione.

Alcune maschere sono invece ispirate a uomini particolarmente importanti, come figure di Buddha, Bodhisattva (persone illuminate che rinunciano temporaneamente al nirvana per dedicarsi all’aiuto degli altri) nonché i maestri ai quali il gompa è particolarmente connesso. 

Maschera Ladakh

Infine, alcune maschere raffigurano animali, di cui evocano le virtù: l’elefante, lo yak, la volpe, la tigre ecc.

Maschera buddhista animale

Anche i colori delle maschere hanno un significato importante. Ad esempio, il giallo, il colore scelto dal Buddha come simbolo di umiltà, è associato alla saggezza, alla compassione e alla buona fortuna. Il rosso rappresenta l’intelligenza, l’astuzia e il coraggio. Il nero è invece caratteristico delle maschere di alcuni demoni come simbolo dell’oscurità e della crudeltà.

Lo scopo dei cham è quello di cacciare i demoni del male e assicurare una vita lunga e prospera a chi vi partecipa. 

Assistere a queste affascinanti cerimonie non solo vi proteggerà dal male, dalla malattia e dalla morte, ma vi permetterà di incontrare la gente del luogo, che cammina per ore o addirittura per giorni per prendervi parte. Alcune donne indossano per l’occasione dei meravigliosi perak, tradizionali copricapi decorati con turchesi, che vengono tramandati di madre in figlia. Essi rappresentano veri e propri status symbol, infatti il numero e la qualità dei turchesi indica il livello sociale della donna che lo indossa.

Donne con perak

A quali festival assistere tra luglio e agosto

Di seguito vi suggeriamo tre festival buddhisti a cui assistere in Ladakh tra la fine di luglio e la prima metà di agosto.

Il festival di Korzok

Il primo festival da non perdere, soprattutto per lo scenario in cui è collocato, è quello di Korzok. Questo villaggio sorge sulle rive del lago Tso Moriri a 4.595 metri slm. Il paesaggio è spettacolare così come i panorami lungo la strada per arrivare dalla capitale Leh. Si attraversano infatti vallate incontaminate e quando ci si avvicina, la vista del lago vi lascerà senza fiato!

Il monastero, eretto nel 1636, appartiene alla scuola dei Drukpa Kagyu, una delle maggiori del buddhismo tibetano, fondata nel XII secolo da Tsangpa Gyare.

Dalla terrazza si gode una fantastica vista sul lago con le sue acque color cobalto e le montagne con le cime innevate tutto intorno. 

Gompa di Korzok

Nel primo giorno le uniche maschere erano quelle di un paio di bambini che, con modi un po’ burloni, “importunavano” gli spettatori e chiedevano loro offerte per il monastero.

Festival Ladakh

Il secondo giorno del festival, prima che cominciassero le danze rituali, sono stati portati nel cortile del gompa due yak, due cavalli e delle capre. Uno yak si è un po’ innervosito e ha puntato dapprima gli spettatori e poi le caprette, sollevandone una con le corna. Ha generato ovviamente un po’ di scompiglio, ma degli uomini sono riusciti a bloccarlo. Gli stessi uomini hanno poi spalmato una poltiglia rossastra sugli animali, annodato delle sciarpe bianche intorno al loro collo e infine spruzzato della birra. Poco dopo hanno avuto inizio le danze rituali, che si sono protratte per ore.

Come noi eravamo incuriositi dalle persone del luogo, loro lo erano da noi e alcune si avvicinavano per tentare di comunicare. 

Abbiamo comprato un “Vaso del tesoro”, che dovrebbe donare salute e prosperità grazie al suo contenuto misterioso.

Vaso del tesoro

Il vaso è infatti sigillato e non deve essere aperto. Quando in aeroporto ci hanno chiesto cosa contenesse, abbiamo spiegato cosa fosse e nessuno si è preso la responsabilità di aprirlo per controllare!!

Noi abbiamo pernottato in un campo tendato e la notte la temperatura era davvero fredda. A Korzok comunque c’è anche qualche guesthouse e un hotel.

Campo tendato korzok

Il festival di Takthok 

Il monastero di Takthok si trova vicino al villaggio di Sakti, a circa 46 km dalla capitale Leh. Il suo nome significa “Tetto di roccia”, proprio perché esso è scavato nella roccia. È l’unico monastero del Ladakh appartenente all’ordine di Nying-ma-pa, detto dei Cappelli Rossi o “Vecchio Ordine”. 

Il monastero fu fondato nella metà del XVI secolo là dove si dice che Padmasambhava, il fondatore del Buddhismo tibetano, meditò nell’VIII secolo. Le pareti sono ravvivate da splendidi dipinti e qui sono conservati i 108 volumi degli insegnamenti di Buddha chiamati Kandshur.

In questo monastero vivono circa cinquantacinque monaci, ma è dotato di grandi cucine per accogliere la moltitudine di visitatori durante il festival, che si svolge il nono e il decimo giorno del sesto mese del calendario tibetano. 

Maschere festival Ladakh

Noi abbiamo assistito soltanto al secondo giorno della cerimonia, che si è svolta nel cortile del gompa coperto da un enorme telo per proteggere dal sole. Le maschere che hanno sfilato erano davvero tante, bellissime e molto colorate. Ai turisti, che erano parecchi data la vicinanza alla capitale, erano riservate delle sedie disposte su un lato del cortile, ma noi abbiamo preferito sederci a terra tra la gente del luogo, anche perché, come dicevamo, sono uno spettacolo nello spettacolo. Una donna ci ha anche offerto di condividere il suo umile pasto con lei.

Chapati festival Ladakh

Ogni tanto un ragazzo passava per distribuire pane, biscotti, caramelle e bevande agli spettatori.

Il festival di Sani

L’ultimo festival a cui abbiamo assistito è stato quello di Sani, un villaggio di circa 600 abitanti a 3.700 m. slm. In realtà esso si trova nello Zanskar, una remota regione a est del Ladakh, distante oltre 460 km da Leh e formata da piccole valli circondate da alte montagne. 

Nonostante la sua posizione difficilmente raggiungibile, il monastero di Sani è considerato uno dei luoghi più sacri dell’Himalaya. Non solo perché Padmasambhava si ritirò a meditare in una grotta sull’altra sponda del fiume Zanskar, ma anche perché vi sono conservate le reliquie del Buddha Shakyamuni (“Siddhartha Gautama”), fondatore del Buddhismo.

Siamo arrivati il giorno prima del festival e così la mattina successiva abbiamo potuto visitare i dintorni. 

Abbiamo pernottato in una guesthouse a Padum. La nostra stanza era carina e dotata di un bagno decente, ma di fronte c’era il bagno della famiglia che ci ospitava di cui vi risparmiamo la descrizione…

Guesthouse Padum

Il cham si svolgeva di pomeriggio; il primo giorno non c’era molta gente e i monaci danzavano con i loro consueti abiti rosso scuro. 

La mattina successiva abbiamo potuto assistere ai preparativi. Donne che scioglievano grandi quantità di burro in pentoloni anneriti e conservavano le bibite nei ruscelli per tenerle fresche. Uomini che con un impasto preparavano dei coni somiglianti agli arancini siciliani per poi versarvi sopra una specie di cera rossa.

Preparativi festival Ladakh

Abbiamo visto srotolare il tangka e issare un alto palo con le bandiere di preghiera al centro del cortile.

Il cortile del gompa si è pian piano riempito di gente e quando alle 14,00 la cerimonia ha avuto inizio, c’erano centinaia di persone, tra cui pochissimi stranieri. Le donne erano tutte vestite con un abito di lana grezza di colore marrone e sulle spalle una sorta di scialle nonostante la temperatura fosse abbastanza calda.

Donne Ladakh

Sebbene le danze possano sembrare molto simili nei vari festival, ogni gompa ha delle maschere e dei rituali specifici e non ci saremmo mai stancati di osservarli. Se a tutto ciò si aggiunge il fatto che il Ladakh, chiamato il Piccolo Tibet indiano, offre paesaggi spettacolari, è facile comprendere perché questo viaggio ha un posto speciale nei nostri cuori.

Mangiare vegano durante i festival buddhisti in Ladakh

Il cibo non rappresenta un problema per noi vegani se si assiste ai festival buddhisti in Ladakh. Non è difficile trovare tra i punti di ristoro allestiti per l’occasione delle alternative vegane, come i momo, cioè i ravioli ripieni di verdure, il riso, gli spaghetti con verdure e l’immancabile chapati, lo squisito pane indiano. Nelle guesthouse  e nei ristoranti vengono servite verdure al curry e varie zuppe, come il dhal, una squisita zuppa di lenticchie rosse di cui tra qualche giorno pubblicheremo la ricetta.