Sighnaghi è definita la città dell’amore e viene considerata la più bella del Kakheti, la regione orientale della Georgia famosa soprattutto per i suoi vini.
A volte pensiamo che queste definizioni siano un po’ restrittive, ma in questo caso ci è sembrata davvero azzeccata, forse anche perché, nonostante fosse estate, c’era una giornata piuttosto uggiosa e fredda. Il fumo che usciva dai camini e l’odore di legna bruciata rendevano l’atmosfera ancora più romantica.
Alla scoperta del Kakheti
Il Kakheti è stata la nostra porta di ingresso in Georgia, dopo aver trascorso una settimana in Azerbaigian.
Siamo rimasti qui due giorni, prima di andare a Tbilisi e prendere il treno notturno per l’Armenia (i confini tra Azerbaigian e Armenia sono chiusi a causa del decennale conflitto che coinvolge i due paesi, quindi è necessario transitare per la Georgia).
Dopo aver attraversato a piedi il confine con l’Azerbaigian a Lagodekhi, abbiamo trovato ad aspettarci David, l’autista che ci avrebbe accompagnato alla scoperta di questa splendida regione.
David in realtà si chiama Dato, ma ha scelto questo nome per darsi un’aria più internazionale. È un ragazzo giovane, ma conosce molto bene la zona, quindi, anche se avevamo approntato un programma da seguire, ci siamo affidati a lui. Parla un discreto inglese, ma ha una guida un po’ spericolata; i limiti di velocità sembrano essere inesistenti per lui! In realtà ci rendiamo conto che questo modo di guidare è tipico dei georgiani e bisogna tenerlo presente se si decide di noleggiare un’auto.
Il Monastero di Bodbe
A un paio di chilometri da Sighnaghi, la nostra prima tappa è stato il Monastero di Bodbe. Re Mirian lo fece costruire nel IV secolo sopra la tomba di Santa Nino, che aveva trascorso in questo luogo i suoi ultimi anni. Anche se il nome può trarre in inganno, Santa Nino era una donna proveniente dalla Cappadocia (Turchia centrale), che è molto venerata in Georgia perché introdusse il Cristianesimo nel paese. Si racconta, infatti, che a seguito dei miracoli compiuti, tra cui quello di resuscitare un neonato morto, la fama della santa giunse fino alla regina Nana, la quale soffriva a causa di una grave malattia. Dopo la sua guarigione, anche il marito, re Mirian, si convertì quando riacquistò la vista perduta in seguito a un incidente di caccia. Nel 327 il re proclamò il cristianesimo religione ufficiale dell’Iveria (Georgia centrale).
Il monastero ha attraversato molte vicissitudini. Per esempio, dal 1924, durante il dominio sovietico, fu utilizzato come ospedale e fu riaperto al culto soltanto nel 1991, quando la Georgia riconquistò l’indipendenza.
Il Monastero sorge su una collina da cui si gode una bella vista della valle dell’Alazani e comprende vari edifici, risalenti a diverse epoche storiche: la basilica a tre navate dedicata a San Giorgio costruita nel IX secolo, il campanile e la recente e più maestosa chiesa di Santa Nino.
La religiosità di questo luogo è palpabile nel silenzio in cui è immerso.
Percorrendo un ripido sentiero di circa 700m. si giunge alla sorgente di Santa Nino, che sarebbe sgorgata nel punto in cui la santa si raccoglieva in preghiera.
Sighnaghi, la città dell’amore
Il Kakheti è una regione in cui si respira molta tranquillità e abbiamo deciso di sintonizzarci con questa atmosfera e con i suoi ritmi lenti. Abbiamo trascorso il pomeriggio in assoluto relax, passeggiando per le stradine di Sighnaghi.
La città fu fondata nel XVIII secolo dal re Erekle II in cima a una collina ed è circondata da mura lunghe 4 km. È possibile salire su alcune delle 23 torri sopravvissute e ammirare meravigliosi panorami sulla città, sul Caucaso e sulla Valle dell’Alazani. In alcuni tratti si può anche passeggiare sulle mura. All’interno di una delle torri c’è la minuscola ma deliziosa Chiesa di Stepan Tsminda.
Definita la città dell’amore, Sighnaghi è davvero una città romantica ed è stato piacevole passeggiare tra le stradine acciottolate, scambiare sorrisi con la gente del luogo e curiosare tra la merce esposta dai negozietti.
Proprio sull’uscio di uno di questi, abbiamo “chiacchierato” con un’anziana signora che stava lavorando a maglia. Ci ha detto di avere 87 anni e ci ha mostrato orgogliosamente un piccolo giornaletto sciupato in cui c’era un articolo che parlava di lei. Chissà a quante persone l’aveva mostrato! Abbiamo acquistato un piccolo tappeto tipico e lei ci ha regalato una bambolina di lana cotta.
Questi sono gli incontri che ci piacciono!
Una cenetta romantica e vegana nella città dell’amore
Per la cena ci siamo affidati a David, il quale ci ha accompagnati al ristorante “The Terrace Sighnaghi”. Nonostante la temperatura fosse piuttosto fredda, abbiamo scelto di mangiare sulla terrazza da cui si godeva una bella vista sulla città. Fortunatamente ci hanno offerto delle coperte di lana per scaldarci!
Abbiamo ordinato il lobiani, un piatto tipico georgiano, una sorta di focaccia ripiena di fagioli rossi, che si può trovare in molti ristoranti e anche nei forni. Fate attenzione però che non sia la versione con la pancetta. Qui trovate la ricetta così potrete prepararlo e assaggiarlo anche voi!
Per quanto riguarda il pernottamento, a Sighnaghi, oltre a vari hotel, ci sono anche molte guesthouse, soluzione che noi privilegiamo. Ne abbiamo scelta una con una bella camera in legno dalla cui finestra si poteva ammirare tutta la città.
Il giorno dopo lo abbiamo dedicato alla scoperta di altri posti deliziosi nella parte più settentrionale del Kakheti e ve ne parliamo qui.
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